Territorio comunale

Il paese è cinto da argini rigogliosi lungo cui il Grande Fiume scorre lieto e generoso come la meraviglia
 
II Comune di Polesine Zibello è situato nella bassa pianura padana ad una distanza di circa 35 km da Parma, da cui amministrativamente dipende, a 27 km da Cremona e a 30 da Piacenza. Sul suo territorio, totalmente pianeggiante, di circa 26 kmq., vive una popolazione di poco più di 3.000 abitanti. Come tutti i paesi posti lungo il grande fiume è caratterizzato da un fìtto reticolo di canali e strade che ha assunto l'aspetto attuale attraverso un processo di lunghissima, ma imprecisabile durata. Su di esso hanno profondamente inciso sia la colonizzazione romana sia l'opera degli agenti naturali, primo fra tutti il Po, lungo i cui paleoalvei corrono numerose strade e canali. Il clima è quello tipico della Pianura Padana e delle zone rivierasche del Po: freddo d'inverno, caldo d'estate, con una forte umidità presente tutto l'anno che accentua ancora di più gli effetti degli sbalzi termici annui. Le coltivazioni sono di tipo intensivo, e riguardano principalmente mais, orzo e frumento, barbabietole, pomodori; grandi sono le estensioni dei prati, che garantiscono il foraggio per le piccole e medie stalle degli allevatori locali. I paesaggi più gradevoli, ricchi di fascino e coinvolgenti per chi vi si avventura, sono quelli del Grande Fiume, dei suoi argini, delle sue anse e lanche, dove flora e fauna tipiche ancora sopravvivono pressoché indisturbate.
 

Cenni Storici

Reperti archeologici e dati d'altra natura testimoniano l'esistenza, nel territorio di Polesine Zibello, di insediamenti d'epoca preromana e romana (ad esempio, tracce della centuriazione).

La vera e propria sua storia ha però inizio nel Medioevo, per tutta la durata del quale esso rimase legato a Cremona. Dal IX secolo almeno fino a tutto il XIV fu Pieve il centro della circoscrizione amministrativa e religiosa abbracciarne, oltre l'attuale Comune di Zibello, anche i territori di Ragazzola e S. Croce.
 
Pieve fu infeudata, tra X e XI secolo, dal Vescovo di Cremona, alla famiglia di origine bergamasca dei da Bariano e successivamente a quella dei da Sommo, che vi dominarono poi a lungo. Essa raggiunse il massimo della sua autonomia e della sua potenza nella prima metà del secolo XIV, quandoGregorio Sommi, suo signore, mostrò di poter trattare da pari a pari col Comune di Cremona, che, nel 1330, gli riconobbe il diritto di controllò della sponda destra del Po dal Taro all'Arda.
 
Tre anni più tardi, però, Giovanni di Boemia ordinava la distruzione del castello di Pieve, che veniva tolta ai Sommi e ceduta ai Rossi.
 
Da quel momento ebbe inizio il suo rapido declino, tanto che nel corso del secolo perdette il suo ruolo di "caput feudi "; ruolo che cominciò ad essere esercitato da Zibello in concomitanza col riaffermarsi della potenza dei Pallavicino.
 
Centro minore della circoscrizione plebana di cui s'è detto, ma già munitissima fortezza tra XII e XVI secolo, nel 1249 Zibello passò, insieme ad altre terre e castelli, tra i quali anche Busseto e Polesine, al marchese Uberto Pallavicino il Grande che ne fu investito da Federico II Imperatore.
 
Da allora, salvo alcuni periodi, i marchesi Pallavicino vi dominarono incontrastati.
 
Col marchese Rolando il Magnifico (sec. XV), che provvide a riorganizzare il proprio piccolo Stato dotandolo di un corpo di leggi, detti Statuti Pallavicini, il feudo di Zibello, giunse a comprendere i comunelli di Santa Croce, Ragazzola e Pieve Ottoville.
 
Morto il marchese Rolando, Zibello toccò in eredità al suo ultimogenito, Giovan Francesco, che ne fece la capitale della sua minuscola signoria. Nel 1499 tutto l'antico oltre Po cremonese, di cui anche Zibello faceva parte, passò sotto il controllo politico e amministrativo di Parma; continuando invece a dipendere da Cremona sotto l'aspetto religioso fino al passaggio alla diocesi di Fidenza (XVII sec.).
 
Dal 1530 fu oggetto di un'interminabile contesa tra Pallavicino e Rangoni, che riuscirono a tenerlo per circa un secolo, ma che se ne curarono così poco, da lasciar andare la rocca in rovina. E ancor meno se ne curarono i Pallavicino quando ne ritornarono in possesso.
 
Solo l'ultimo feudatario, il marchese Antonio Francesco (1775-1805), si impegnò a realizzare opere attestanti impegno civile e sociale e a mantenere più strette relazioni coi propri sudditi. In epoca napoleonica con la soppressione dei feudi, divenne capoluogo di Cantone, ma il suo territorio comunale fu ridotto a quello del comunello del capoluogo, con l'aggiunta del solo centro di Pieveottoville.
 
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